Sicurezza sul lavoro: Ilva di Taranto, per la Cassazione i processi sono da rifare


Quello all’ILVA di Taranto è uno dei processi per infortuni, morti sul lavoro e malattie professionali tra i più noti in Italia. L’azienda, che si occupa prevalentemente della lavorazione dell’acciaio, fa parte del gruppo Riva ed è nata sulle ceneri dell’Italsider.

sicurezza lavoro ilva tarantoIn Italia l’azienda ha vari stabilimenti sparsi in tutta Italia ma quello di Taranto è il più grande e il più tristemente noto per le tantissime polemiche, e denunce e processi, per i danni che lo stabilimento avrebbe causato all’ambiente, ai lavoratori e alle persone residenti nell’area tramite l’immissione di diossina nell’aria e mercurio nell’acqua. Processi che in alcuni casi si sono già conclusi con la condanna dei dirigenti e in altri, invece, sono ancora aperti, anzi, secondo una recente sentenza della Corte di Cassazione, addirittura da rifare.

In particolare il processo che vede centinaia di ex lavoratori, e loro eredi, chiedere all’azienda il riconoscimento dell’indennizzo per i danni alla salute provocati dalle proprie lavorazioni e che l’Azienda non vorrebbe concedere. Questo perché l’Ilva, in passato, avrebbe chiesto ai propri lavoratori di firmare delle liberatorie in cui li si impegnavano a non chiedere risarcimenti per i danni alla salute che potessero essere collegabili al lavoro svolto negli stabilimenti dell’Ilva.
Liberatorie che, come è emerso dalle testimonianze di ex dipendenti, i lavoratori avrebbero firmato senza nemmeno rendersene conto, come se si trattasse di una dichiarazione di routine da sottoscrivere al momento della cessazione del lavoro, ma che ha poi avuto come conseguenza il fatto che queste persone, andate incontro a gravi invalidità e malattie, non abbiano ricevuto l’indennizzo che altrimenti gli sarebbe spettato.

Nella fase iniziale del processo il Tribunale di Taranto e anche la Corte d’Appello avevano dato ragione all’azienda e condannato i lavoratori alle spese processuali, ma ora, grazie al ricorso in Cassazione le cose sono cambiate perché la Suprema Corte ritiene non valide le liberatorie firmate. Quella dichiarazione, infatti, per la sua genericità, induce a ritenere che i lavoratori nel firmarla non fossero consapevoli di rinunciare ad un diritto.
Una vittoria, sì, ma di quelle che lasciano l’amaro in bocca visto che tantissimi dei lavoratori malati all’inizio del processo non faranno più in tempo a vedersi riconosciuta la ragione: i danni e i tumori provocati da cromo e mercurio li hanno già uccisi.

 


numero di telefono 069968849
069968846

    Contattaci

    Compila il modulo sottostante per avere ulteriori informazioni.

    logo Tutto626 colore bianco

    Leggi l'informativa sulla privacy: Informativa ai sensi art. 13 D. Lgs. 196/03

    Acconsento al trattamento dei dati personali


    Hai bisogno di aiuto?