Lo stress da lavoro correlato avrebbe raggiunto tra gli agenti carcerari del Lazio livelli drammatici.
Secondo la segreteria regionale dell’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) ad esso potrebbero imputarsi proprio allo stress quattro suicidi di agenti avvenuti nel mese di maggio.
Le ragioni dello stress sarebbero da ricercarsi nel sovraffollamento di carcerati, rispetto alla capienza regolamentare su cui è calibrato l’organico degli agenti. Questi ultimi sarebbero giustamente intimoriti dalla massa di persone da controllare che, sempre a causa delle condizioni di permanenza in carcere, sarebbero molto più inquiete e minacciose del solito.
Il sindacato lamenta tuttavia anche altri fattori che contribuiscono ad aumentare il disagio degli agenti. In primo luogo gli organici in servizio sarebbero solo una finzione, in quanto molti agenti avrebbero incarichi fuori dal carcere. Turni di piantonamento in ospedale fino a 10 ore, traduzioni che richiedono 20-22 ore consecutive di lavoro senza smontare, sarebbero altri fattori di stress.
Il tutto sarebbe dimostrato dal fatto che circa 250 agenti all’anno sono esentati dal lavoro e destinati ad attività “civili” ad opera delle commissioni mediche.