Processo Thyssen, il pm chiede di risentire l’ex capoturno alla manutenzione


TORINO – Ennesima udienza drammatica al processo Thyssen. Il dibattimento – durato circa sette ore e mezza – si è concluso con la richiesta del pm Francesca Traverso di riascoltare l’ex capoturno manutenzione Giuseppe Caravelli. Secondo il magistrato il teste oggi si sarebbe più volte contraddetto rispetto a quanto da lui stesso dichiarato nel corso delle indagini preliminari. Punto della contestazione l’affermazione riguardante la continuazione della manutenzione programmata delle ispezioni di sicurezza anche negli ultimi tempi di attività dello stabilimento. Fatto che, secondo Longo, smentisce quanto detto da Caravelli in precedenza, là dove avrebbe sostenuto che simili monitoraggi non erano stati in realtà più effettuati dal settembre 2007.

Altro punto critico: interrogato su quali fossero i guasti più frequenti nella fabbrica, il testimone non ha citato quelli ai flessibili oleodinamici – la rottura di uno dei quali aveva provocato l’incendio mortale – a differenza di quanto fatto nel precedente verbale. Date queste discrepanze, la pubblica accusa sentirà nuovamente il teste nella prossima udienza del 17 marzo.

Prima di lui era stata la volta della toccante testimonianza di Salvatore Pappalardo, operaio in servizio la sera del rogo, che ha descritto le numerose conseguenze psicologiche subite a seguito dell’incidente. “Avevo dei flashback, non dormivo e le poche ore in cui ci riuscivo sognavo teste di mummia. Una volta ho sognato Rocco Marzo, bello elegante, che mi salutava da dietro un carro funebre”, ha raccontato l’operaio, ricoverato dopo l’incendio per nove giorni in un ospedale psichiatrico. “Non mangio più carne bianca perché mi ricorda il colore che avevano i miei compagni feriti, non vado più al centro commerciale perché mi vengono attacchi di panico, non posso più andare alle feste delle mie figlie a scuola perché a sentire le urla dei bambini mi torna in mente quella sera”, ha sostenuto con la voce rotta dal pianto Pappalardo.

Il teste ha poi concluso ricordando che dopo l’incendio per parecchio tempo ha continuato a vedere i suoi compagni morti. “Ora non ho più tutti questi disturbi perché prendo le medicine”, ha detto. “Non vedo più Laurino che mi passa davanti, non vedo più Marzo. Ma Bruno è sempre sul mio pianerottolo, a braccia aperte che mi guarda”.

Fonte: Inail

 


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