La questione amianto continua a tener banco negli ambienti che si occupano di diritto alla salute e alla sicurezza sul posto di lavoro. A intervenire sulla questione è stato stavolta Claudio Burlando, presidente della Regione Liguria, preoccupato per tutti quei lavoratori marittimi che in passato sono stati esposti all’amianto e che ora rischiano di vedersi esclusi da quei diritti conquistati con anni di lotte da parte di altri lavoratori.
Questo perché la maggior parte degli operai, esposti all’amianto in passato, avevano o hanno come ente assicurativo l’Inail, che ha ormai riconosciuto pienamente il danno da amianto, mentre i marittimi sono assicurati con Ipsema. Il problema è che la maggior parte delle norme relative al danno da amianto fanno esplicito riferimento all’Inail e non ad altri istituti assicurativi, come appunto quello dei naviganti, rendendo molto più difficile il riconoscimento della malattia e conseguentemente della pensione.
“Sto seguendo da tempo la vicenda – ha fatto sapere il presidente Burlando al sottosegretario Gianni Letta – e ho già scritto una lettera al ministro Sacconi la cui risposta pensavo avesse risolto il problema.
Ma prendo atto che non è così, visto che rimane la rigidità dell’applicazione del Decreto n. 16179 del 27 (2004) che, nonostante comprenda i marittimi fra le categorie a rischio amianto prevede, per la certificazione del rischio, la presentazione del curriculum lavorativo. Una richiesta logica per i lavoratori delle fabbriche, ma non per quelli del mare, che proprio per il lavoro hanno nel corso della carriera un alto numero di datori di lavoro ed anche di navi battenti bandiere estere”. La legislazione, così com’è insomma, renderebbe per i marittimi, assai difficoltoso presentare la documentazione necessaria.