Imprenditore agricolo condannato per l’ abbandono nei campi di extracomunitario


Per non far scoprire che lavorava a nero nella sua azienda
un imprenditore agricolo della provincia di Mantova abbandonò nei campi un
lavoratore extracomunitario colpito da un malore. Ora l’imprenditore sarà
processato per omicidio volontario. Lo ha deciso la prima sezione penale della
Corte di Cassazione che ha respinto il ricorso contro la custodia in carcere
disposta dal Tribunale del Riesame di Brescia. Secondo la Corte il Riesame ha
inflitto legittimamente la custodia in carcere per l’imprenditore dal momento
che “il tribunale ha sottolineato come la scelta di allontanare lo
straniero malato dal teatro del suo lavoro irregolare, omettendo il suo
possibile pronto accompagnamento in ospedale, nonche’ la decisione di
collocarlo in terra fuori dell’azienda, esposto al sole cocente di quell’estate
e ritardando in modo consistente la chiamata dell’intervento sanitario, fossero
coerenti con l’opinione per la quale l’evento morte dello straniero fosse
ipotesi accettata perche’ preferibile a quella di vedere emergere la propria
responsabilita’ per l’assunzione irregolare di extracomunitario”. La
vicenda risale a questa estate in una frazione di Viadana, nel mantovano, dove
il datore di lavoro con la collaborazione della moglie aveva steso sul margine
di una strada un clandestino che lavorava presso la sua azienda agricola dopo
che quest’ultimo era stato colpito da malore mentre era a lavoro. Soltanto a
distanza di tempo la donna, presa probabilmente dal rimorso, si è decisa a
chiamare il 118. Troppo tardi però, il lavoratore nel frattempo è deceduto. Di
qui la custodia cautelare in carcere e la disposizione per la moglie di
rimanere lontana dalla zona dove si trova l’azienda agricola. Ricorrendo in
cassazione i coniugi hanno sostenuto che erroneamente non si era tenuto conto
del fatto che avevano chiamato il 118 e che dunque non desideravano la morte
del clandestino. Piazza Cavour ha respinto il ricorso e ha evidenziato che
“pur non essendo ancora del tutto chiarita la causa del decesso” del
clandestino, tuttavia legittimamente il Riesame ha ritenuto “ravvisabile
il nesso di causalita’ tra la condotta omissiva e commissiva degli indagati e
la morte dello straniero”. E che, in definitiva “l’evento morte,
seppure non voluto dagli indagati, era stato da costoro certamente previsto
come possibile ed accettato”.

Fonte: Studiocataldi

 


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