Lavarsi le mani è una di quelle operazioni che dovrebbero essere automatiche in alcuni momenti della giornata:
- quando si rientra a casa dopo un viaggio sui mezzi pubblici o in macchina;
- prima di mettersi a tavola o prima di consumare un alimento;
- dopo aver usato i servizi igienici;
- dopo aver tossito o starnutito;
- prima di prendere delle medicine o mettere le lenti a contatto;
Si tratta di uno dei primi insegnamenti che si trasmettono ai bambini, tanto che negli ospedali pediatrici sui camici dei dottori campeggiano spillette con la dicitura “chiedimi di lavarmi le mani” per promuovere la cultura dell’igiene a partire dal lavaggio delle mani.
Eppure ancora oggi la scarsa igiene delle mani rappresenta una delle principali fonti di diffusione di germi e batteri, dai più semplici come la trasmissione del raffreddore fino alle patologie più gravi come l’epatite A.
Se il lavaggio delle mani è importante a livello personale e sociale, è altrettanto essenziale nel settore lavorativo, soprattutto in campo alimentare. Infatti la normativa sulla sicurezza alimentare è molto attenta al problema della contaminazione e la correlazione tra igiene alimentare e lavaggio delle mani è molto forte. Lavarsi le mani è il modo più efficace per prevenire la contaminazione soprattutto quando si maneggiano carne e pesci crudi, uova e scarti alimentari. A sostenerlo è l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità che ha elaborato e messo a disposizione delle utili linee guida.
Il modo più efficace per lavarsi le mani in modo corretto è il seguente:
- utilizzare preferibilmente acqua calda e sapone liquido;
- strofinare il sapone su tutta la mano: palmo, dorso e dita (in particolare il pollice, che spesso viene dimenticato) curandosi di lavare bene la parte delle unghie. Questa operazione deve durare circa 50 secondi;
- sciacquare le mani con acqua calda e asciugarle con salviette monouso o con un asciugamano personale pulito.
Una volta lavate le mani sarà bene applicare una crema idratante per evitare screpolature o irritazioni.
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